NUOVO ARTICOLO APERTURA STAGIONE IRRIGUA

STAGIONE IRRIGUA IN VENETO, SITUAZIONE NON ANCORA CRITICA, MA GIA’ L’ACQUA ARRIVA DAL CONSORZIO LEB NELLE CAMPAGNE DI VERONA, VICENZA, PADOVA E VENEZIA

E’ iniziata la stagione irrigua per il Consorzio Leb, che ha aperto le paratie venerdì 15 marzo scorso per consentire, attraverso i Consorzi di bonifica di primo grado (che costituiscono il Leb) Adige Euganeo, Alta Pianura Veneta e Bacchiglione, di irrigare oltre 82mila ettari di campagna nelle province di Verona, Vicenza, Padova e Venezia. Sono, infatti, 102 i comuni veneti che beneficiano del sistema irriguo Leb.

Al momento nessun problema di approvvigionamento acqua. Nel corso della passata stagione, ed in particolare durante i mesi invernali, sono stati realizzati tutta una serie di interventi di carattere tecnico e funzionale ordinari e straordinari, usufruendo anche di finanziamenti regionali, per la messa in sicurezza, manutenzione e ripristino della rete di distribuzione di acqua del canale affinché il flusso delle acque sia continuo e costante. “Nonostante il periodo sia siccitoso e non piova da oltre un mese – evidenzia Moreno Cavazza, presidente del Consorzio Leb – il livello del fiume Adige, da cui deriva l’acqua che gestiamo, consente la derivazione della portata concessa in questa stagione, che è di 12 metri cubi al secondo, e progressivamente in aumento, fino a massimi 34 metri cubi al secondo, nei mesi estivi. Infatti, in questi giorni, la portata media dell’Adige a Trento, che rappresenta il nostro punto di riferimento, è di 120 metri cubi al
secondo. Per ora quindi non ci sono problemi ad approvvigionare i Consorzi di bonifica a noi collegati ma è importante un cambiamento climatico a breve con piogge. Se la siccità dovesse persistere – conclude il presidente – le portate del fiume Adige e quindi anche del canale Leb, beneficeranno dello scioglimento stagionale della masse nivali. E’ pertanto prematuro andare con previsioni climatiche a lungo termine ma teniamo costantemente monitorata la situazione”.

Serbatoi nivali e livello laghi di montagna, situazione non ancora critica. A questo proposito, l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici per il Distretto delle Alpi Orientali (competente sui bacini dell’Adige, del Brenta-Bacchiglione, del Piave e del Tagliamento), riunitosi a Trento la scorsa settimana con una settimana d’anticipo a causa della situazione in atto, indica come i dati relativi ai serbatoi nivali (neve) ed al livello nei laghi di montagna segnalino una situazione non ancora critica, ma che va seguita con grande attenzione. Nello specifico, i manti nevosi sulle montagne del bacino del fiume Adige sono al 43% rispetto alla media del periodo; quelli del bacino Brenta Bacchiglione sono al 18% e quelli del Piave sono al 27%. In Veneto, il lago di Pieve di Cadore è al 70% della sua capacità massima; il lago del Mis è al 62%, quello di Santa Croce è al 65%, mentre il bacino del Corlo è al 50%. “Alla luce di questi dati – commenta Andrea Crestani, direttore di Anbi Veneto – l’Autorità definisce l’attuale scenario come livello di severità idrica bassa, poichè la domanda d’acqua è soddisfatta, ma gli indicatori mostrano un trend sfavorevole con assenza di precipitazioni e temperature troppo elevate”.

Qualità agricola assicurata dalla disponibilità d’acqua. “La vitale importanza dell’acqua trattenuta nei bacini – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale ANBI – è confermata anche dai dati del Friuli Venezia Giulia, dove la presenza delle riserve idriche dei laghi artificiali di Ravedis e Barcis garantisce una certa tranquillità. Per questo, ribadiamo la necessità di aprire i cantieri previsti dal Piano Nazionale Invasi, chiedendo al contempo il finanziamento di ulteriori progetti esecutivi, che i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno pronti. Diversa è la situazione nel bacino del fiume Isonzo, le cui caratteristiche idrologiche e la condizione transfrontaliera con la Slovenia sollecitano una sua infrastrutturazione per garantire disponibilità idrica costante alle campagne italiane.” “La sfida – conclude Francesco Vincenzi, presidente di ANBI – è tenere unito il Paese, anche nella gestione idrica, per non perdere la sfida della competitività nel settore agroalimentare, che vale 45 miliardi di export, l’86% del quale è irriguo, perché senza disponibilità d’acqua non c’è qualità agricola.”

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